venerdì 31 dicembre 2010

Cenone di S. Silvestro

Antipasti: Bruschette, due varianti: gamberi e salsa cocktail, pomodoro fresco. Datteri al parmigiano (ricetta segreta).

Primo: Tagliatelle con panna, salmone e gamberetti.

Secondi: Pesce spada in crosta di parmigiano con crema di spinaci e gamberetti (il vero piatto forte della serata);
Salsiccia con lenticchie (che sta diventando il nostro piatto irrinunciabile, che puntualmente si inizia a cuocere nell'anno corrente e si gusta nell'anno successivo...)

Dolce: Tiramisù alla nutella.

Effettivamente, è un cenone per estimatori dei gamberetti (mi ricorda un po' Bubba...), però vi sfidiamo comunque a fare di meglio! :P

Buon 2011 a tutti!

mercoledì 29 dicembre 2010

Mezzopiano

Ho ripreso a suonare il pianoforte. No, non una mezz'ora di svago con quelle due stupide sonette che ancora ricordo a memoria. Da ieri ho ripreso a suonare sul serio. Il pianoforte non è accordato, la mia mano destra e la mia mano sinistra bisticciano e provo una certa calma soddisfazione quando riesco a riprodurre l'armonia dei suoni.
Mi ha fatto bene, dovrei suonare più spesso.
Dimenticavo: come 10 anni fa, il mezzopiano è proprio una cosa che non mi entra!

venerdì 10 dicembre 2010

QuantoNatale

Una volta si credeva che lo stato fisico di un oggetto fosse definito: per esempio, un oggetto può essere in moto, e seguire una delle numerose leggi del moto, oppure essere in stato di quiete. Newton docet.

Un bel giorno un tale di nome Schröedinger si inventa una nuova equazione per descrivere lo stato di un oggetto, o della materia se preferite. In questa equazione non entra la posizione dell'oggetto, o la sua velocità, come indicatore del suo stato, ma nasce una nuova grandezza chiamata funzione d'onda; questa cosa non è la posizione, non è la velocità, non ha unità di misura, ma risolve l'equazione e quindi ci piace.

Schröedinger ha scritto l'equazione con tutta la sua buona volontà, ma a dare un'interpretazione di cosa sia questa funzione d'onda ci ha pensato Born: la funzione d'onda non è la posizione, o la velocità, ma è la probabilità che l'oggetto sia in quella posizione o abbia quella velocità.

Pensiero stupendo. Non esiste più fermo e in moto, esiste "probabilmente fermo" e "probabilmente in moto". Non esistono più solo il VERO e il FALSO, ma nasce un nuovo significato logico, che potrebbe essere scritto come SIA VERO CHE FALSO, o più semplicemente PROBABILE.

Naturalmente questa interpretazione sembra illogica, macroscopicamente noi vediamo solo un vero e un falso, moto o quiete. E' qui che sta il trucco: finchè noi non vediamo o, più scientificamente, fintanto che non compiamo una misura, la materia se ne frega della nostra presenza e sta in uno stato qualunque, che noi non possiamo conoscere, quindi è "tutti gli stati possibili". In altre parole, la funzione d'onda può essere una funzione qualsiasi, in soldoni può assumere un comportamento qualsiasi.

Dal momento che sbirciamo di nascosto per conoscere lo stato della materia, la funzione d'onda collassa (sì, a volte la fisica nei termini è un po' drastica) in uno stato solo. Ecco che ritroviamo il vero e il falso che amiamo tanto. Una volta che la funzione d'onda di un oggetto collassa, essa assume i valori di una sola funzione, di una sola legge. Se mi giro, la funzione d'onda non torna ad essere indefinita, l'oggetto continuerà a seguire una tale legge perchè ho compiuto la prima osservazione e la funzione d'onda è collassata.

Un regalo bell'impacchettato sotto l'albero può essere tutti i regali possibili. Beh, magari non un automobile se è grosso come una scatola da scarpe, ma può essere un numero abbastanza grande di regali da essere inimmaginabile. Quando lo apriremo, la funzione d'onda collasserà nell'oggetto che qualcun'altro ha scelto per noi; ma anche quando è ancora incartato, anzi soprattutto quando è ancora chiuso, quel regalo è bellissimo.

giovedì 2 dicembre 2010

Sottostima

Ore 14.40, esercitazione di statistica. Il professore assegna un esercizio da fare da soli in aula, anticipando che esistono 3 modi per risolvere l'esercizio.

La mia prima reazione dopo aver letto l'esercizio è stata quella di girarmi verso il mio compagno di banco e dirgli: "Mi sembra un esercizio sul test d'ipotesi...". I test d'ipotesi sono stati trattati un mesetto fa, sono già stati oggetto della verifica in itinere, quindi accantono l'idea e inizio a risolvere l'esercizio utilizzando le cosidette carte di controllo.

Il mio compagno di banco inizia a risolvere l'esercizio utilizzando i dati campionari; io provo a fare un confronto tra dati campionari e dati "storici" per il processo di produzione in esame.

Dopo pochi minuti, il professore inizia a correggere senza che nessuno abbia finito: un classico. Chiama alla lavagna un ragazzo, che ha risolto il problema utilizzando i dati campionari. Dopo aver mandato questo ragazzo al posto, il prof. chiede se qualcuno ha un altro metodo da proporre.

D'improvviso, il prof. rompe il silenzio: "Villa, lei cosa ne pensa?". Io?! Beh, ho provato un secondo metodo, però non l'ho finito e non so se il risultato ha senso o meno; scelgo una risposta di basso profilo: "Ho risolto l'esercizio come ha fatto il ragazzo di prima."

Il professore fa un breve sondaggio, e naturalmente tutti danno la mia stessa risposta. Allora inizia a parlare lui: "Bene, come secondo metodo potevate provare a risolvere il problema costruendo le carte di controllo sulla base dei dati storici...". Il professore risolve l'esercizio: i miei risultati coincidono, l'approccio fondamentalmente non ha senso, ma costruendo il grafico che non sono riuscito a tracciare si potevano trarre comunque un paio di interessanti conclusioni.

Finita la correzione, il prof. ci congeda: "Ok, provare a risolvere a casa l'esercizio con il terzo metodo. Non dovrebbe esservi difficile, dato che abbiamo già visto come impostare un test d'ipotesi per verificare la differenza tra medie...".

Così ho pensato che dovevo buttarmi, e dire che io quelle tre idee ce le avevo in testa fin dall'inizio. Invece, come commenta Tata, sono un pollo.

lunedì 29 novembre 2010

Buone forchette

Dato che giriamo spesso alla ricerca di un buon posto in cui mangiare, si è pensato di scrivere da queste parti cosa è in e cosa proprio out. Ovviamente tutte le valutazioni sono molto soggettive, in alcuni posti non siamo mai tornati, in altri più di una volta. Certo non aspettatevi la valutazione del ristorante sulla Tour Eiffel, ma potrebbe essere utile per chi come noi vaga senza meta e teme sempre di finire nel posto sbagliato.

Ora si deve solo aspettare che il mio convivente faccia il suo dovere. A lui l'onere e soprattutto l'onore del primo post, perchè... beh, lo riserviamo al nostro posto preferito (per dire che ci andrei anche adesso in pigiama).

mercoledì 10 novembre 2010

Ricordi di Zanzibar - Pesci

Una delle principali attrazioni di Zanzibar è la barriera corallina e tutte le variopinte specie di pesci che la abitano.

Abbiamo avuto modo di vedere la barriera corallina durante l'escursione all'isola che non c'è. L'isola che non c'è è un atollo che emerge dall'acqua solo quando la marea è bassa; quando si alza la marea, l'atollo scompare e per non affogare bisogna rifugiarsi sulla vicina isola di Kwale. Per gli italiani è bene precisare che Kwale si pronuncia quale, il che può portare a pericolosi fraintendimenti quando si chiede alla guida dove sia l'isola. Giusto per completezza, l'isola di Kwale ospita il baobab più vecchio di Zanzibar e forse dell'Africa (500 anni e non sentirli) e la piscina che non c'è, una baia che viene sommersa quando si alza la marea.

Durante la sosta sull'isola che non c'è, abbiamo effettuato snorkelling nelle vicinanze. Pensavo che a Tata sarebbe piaciuto dato che ama tanto i pesci (per la prova scorrere la pagina verso il basso e guardare la sua nuova invenzione a destra :P). Dopo pochi minuti dalla discesa in acqua, trovo un punto dove i pesci stanno quasi in superficie, sono dei pesci verdi stupendi. Mentre io mi fermo immobile in mezzo a loro faccio segno a Tata di avvicinarsi e di guardare con i suoi occhi.

Non immaginate la mia faccia quando, con la testa immersa sott'acqua, ho visto palesarsi una scia di bollicine bianche al mio fianco. Un motoscafo?! Un delfino?! No, Tata che fugge a riva! Più tardi dichiarerà che i pesci le piacciono solo da mangiare ma a vederli così vicini e viscidi si è spaventata! :P

martedì 9 novembre 2010

Lezioni di vita

L'altra tesi l'avevo scritta con la leggerezza di chi sa che sta facendo qualcosa di completamente inutile. Venga qualcuno a dimostrarmi l'utilità della tesi della triennale, per chi sa già che dopo pochi mesi inizierà la magistrale, e gli farò un monumento.

Questa l'ho iniziata sprofondando nella follia di chi si diverte a riempire letti e scrivanie di libri e si arrampica sulla libreria alla ricerca dei manuali di filosofia del liceo, incurante dei Tex del papà che piovono dall'ultimo scaffale.
Perchè una volta un professore di filosofia di cui non farò il nome per non comprometterlo troppo, ha detto una frase che mi ha segnata nell'animo : fa figo e non impegna.
E citare qua e là Kant, Hobbes e compagnia briscola raggiunge perfettamente l'obiettivo (oltre che dimostrare che sono ormai giunta ad un punto di non ritorno).

domenica 31 ottobre 2010

Confessioni

Da piccola piccola ero milanista. Quando hai un papà che guarda solo il Milan le alternative sono poche.
Con gli anni ho scoperto che c'erano altre squadre italiane tra cui scegliere, altri miti dopo Gullit. Quando ha lasciato il Milan confesso che ero un po' delusa, ma ero piccola e le delusioni a 7 anni durano giusto qualche ora.
Il caso ha voluto che il mio sguardo, un giorno poco lontano, si posasse su un'altra squadra, o meglio su un altro giocatore. Evidentemente mio papà guardava le partite di Champions e di Coppa Uefa. Forse mi spingerei troppo in là dicendo di aver visto il suo primo gol in Europa, perchè i ricordi sono vaghi, ma l'anno è quello.

Insomma, sono diventata gobba per lui e quando smetterà continuerò ad esserlo, perchè è qualcosa che ti entra dentro.

Ci sono campioni e campioni, ma lui. Lui è un signore e signori si nasce.

martedì 26 ottobre 2010

Per passione

Scrivere è sempre stata la mia grande passione. Indipendentemente da tutti i lavori che avrei voluto fare (dalla principessa, all'avvocato, passando per la cantante rock), sapevo che un giorno avrei scritto un libro.

Mai avuto un diario. Perchè il piacere di scrivere, per me, è il piacere di confrontarsi con gli altri. Insomma, la solita mania di protagonismo.
Per questo ho aperto e cambiato svariati blog.

Adesso non vedo l'ora di scrivere un'altra tesi. Con un prof completamente fuori, ma che mi si adatta perfettamente. Tanto da aver lasciato senza parole i suoi due assistenti.
Tra qualche mese (potrei farlo già adesso, ma meglio non anticipare troppo) sarò in grado di spiegarvi nei dettagli i conflitti arabo-israeliani.
Certo, non è come scrivere un libro vero, ma chissà che non sia un inizio.

Certe fortune non capitano spesso nella vita.

sabato 23 ottobre 2010

Ricordi di Zanzibar - Beach Boys

Hello! Where are you from?
We are Italian.

Appena arrivati a Zanzibar e in spiaggia, non facciamo in tempo a rispondere alla domanda e l’abitante autoctono che ci troviamo davanti inizia a parlare in italiano. Un italiano fluente, euforico, quasi migliore del mio.

Per gli italiani mi chiamo Ronaldinho.

Ronaldinho è una guida attualmente senza lavoro a causa della bassa stagione (a metà novembre arriveranno le piogge), pertanto aggancia i turisti sulla spiaggia per organizzare gite privatamente. Apre un catalogo facendoci vedere numerose foto e promettendoci l’escursione dei nostri desideri. Essenzialmente il turista che si accorda con lui può scegliere che escursione fare, farsi accompagnare da lui in macchina, o con un pulmino se si è in tanti, per poi pagare al termine della giornata, anziché in anticipo come succede prenotando tramite l’agenzia. Ovviamente si paga un po’ meno, ma lo sconto è dovuto alla mancanza dell’assicurazione che al contrario viene offerta dall’agenzia di viaggi.

Dopo aver rifiutato la proposta il primo giorno, Ronaldinho e i suoi collaboratori ci hanno tenuto sotto controllo, al punto che non potevamo entrare in spiaggia senza che loro ci fermassero per chiederci di andare in escursione con loro. Col tempo non abbiamo avuto a che fare solo con Ronaldinho, ma anche con Celentano, Michael Jackson, Babbo-Natale-senza-barba, Febbre-Gialla per finire con Poco-e-Niente.

Abbiamo impiegato qualche giorno per capire la ragione di tanto “affetto”.

Solo gli italiani fanno questo tipo di escursioni. Parlando con altri abitanti del luogo abbiamo capito che gli inglesi e gli afrikaner non rispondono ai venditori ambulanti, i tedeschi fanno escursioni in modo indipendente, i francesi li ignorano se non li insultano, mentre noi italiani siamo più accondiscendenti, pertanto maggiormente bersagliati e coccolati. Pensi di atterrare a Zanzibar e di faticare con il tuo inglese arrugginito ed invece parlano tutti italiano!

venerdì 22 ottobre 2010

Hakuna Matata

A Zanzibar si vive così, senza problemi e senza pensieri. Anche per questo è stato difficile riprendersi dalla vacanza.

Un mondo così diverso da quello a cui siamo abituati. Non c'è nessuno che corre, forse perchè non c'è niente per cui si debba realmente correre. Noi, nella fretta, perdiamo tante cose. Noi abbiamo tutto e vogliamo sempre di più. Lì non c'è niente, o quasi.

Certo un mare incantevole, una sabbia meravigliosa e un cielo turchese, mai visto prima. Al di fuori di questo c'è poco. Poco per noi che siamo abituati a tutto.

Ci sono persone ferme, sedute sul ciglio della strada che aspettano. Non so precisamente cosa. Forse aspettano che passi il tempo, forse aspettano la loro occasione o forse non aspettano nemmeno. Rimangono lì, lo sguardo fisso nel vuoto, cupo e triste. O forse solo rassegnato.

I primi giorni mi è sembrato tutto strano. Certo, noi eravamo in vacanza, per noi era normale non aver nulla da fare. Loro, invece, qualcosa avrebbero dovuto farlo. Poi ci fai l'abitudine, ti godi la vacanza e pensi sempre meno, anche a loro non pensi.
Tornare alla normalità è farsi, di nuovo, le stesse domande. Cosa c'è di diverso tra noi e loro? Che noi siamo parte del mondo ricco e loro no? Che noi abbiamo tutto? O che noi vogliamo tutto?
Forse sì. Forse noi vogliamo tutto e lo rincorriamo, magari per tutta la vita. Magari non riusciremo mai a trovarlo, ma il tentativo e la speranza, sono questi che rendono i nostri occhi meno vuoti.

Loro vivono così, senza problemi. Quando non si ha niente è facile, o forse solo più comodo, non farsi problemi. Se non hai da mangiare, se non puoi vestire i tuoi bambini, perchè di lavoro non ce n'è, perchè affrontare il problema?
Chi dovrebbe, per primo, affrontare i problemi - lo stato - non lo fa, ma non posso pensare che sia solo lo stato a dover fare qualcosa. Qualcuno ricco c'è anche lì, qualcuno che si inventa un lavoro e che si regala una vita, breve, ma dignitosa. E gli altri?
Gli altri aspettano.

Ho provato una terribile senzazione di fastidio, nel sentire un ragazzo dire "Prima di andar via dovete darci la mancia. Un po' di giustizia a questo mondo". Vivere nella parte ricca del mondo significa avere delle responsabilità, un po' quello che doveva fare Superman per la grave colpa di avere i superpoteri.
Il solo fatto di essere bianco, diciamolo, per loro significa avere dei doveri nei loro confronti, perchè sono poveri, sfruttati e sfortunati.
Sarebbe comodo dire che non hanno ragione,almeno in parte, ma i villaggi che sono lì sono italiani, svizzeri o americani.
E' così sbagliato pensare che qualcosa debbano fare anche loro per risolvere questo problema?

Mi sono stupita di me, sinceramente. Perchè io ho sempre creduto che sì, la colpa è anche nostra, che siamo fortunati e che sia giusto aiutare chi non è in grado di risolvere da solo i propri problemi. Quindi a morte le multinazionali e tutti annessi e connessi.

Poi il barista del villaggio ti dice che lui è fortunato. Lui lavora lì per 75 dollari al mese, più il vitto (e date le condizioni igieniche al di fuori è un gran guadagno). Una miseria per noi che facciamo fatica con 900 euro al mese. Per lui è una fortuna, fuori di lì vive con 25-30 dollari al mese. Lui è benestante, tanto da permettersi una casa in centro in affitto.

Siamo noi, allora, a sbagliare?A farci sempre troppi problemi, a litigare per lavorare? O sono loro che non lottano per quello che è un diritto, di lavorare, di vivere una vita dignitosa?
So che è facile giudicare, quando si mangia almeno due volte al giorno tutti i giorni e si può andare a scuola e avere l'acqua in casa. Loro, però, hanno praticamente tutti il cellulare e la parabolica. Qualcosa di sbagliato credo che ci sia anche in loro, non solo in noibrutticattivioccidentalisfruttatori.

Senza pensieri per quindici giorni. Non pensate che non sia stata bene, che non mi sia divertita, anzi, è stata una vacanza davvero meravigliosa.
Poi siamo tornati a pensare, a farci mille problemi e correre. Forse è meglio così, preferisco avere sogni irrealizzabili e mille impegni, arrivare disperata all'estate prossima, ma sapere che ho fatto tutto il possibile, l'impossibile e qualche mezzo miracolo.
Ogni tanto serve staccare la spina, ma solo ogni tanto.

mercoledì 20 ottobre 2010

There can be only one

E se creassimo un blog solo per i racconti di viaggio?

Potremmo fare semplicemente una fusione :)

In che senso?

Nel senso di fare un blog dove scriviamo noi due, qualcosa di nuovo…

Barbie e Ken insomma? :)

Meglio, qualcosa di magico!