domenica 31 ottobre 2010

Confessioni

Da piccola piccola ero milanista. Quando hai un papà che guarda solo il Milan le alternative sono poche.
Con gli anni ho scoperto che c'erano altre squadre italiane tra cui scegliere, altri miti dopo Gullit. Quando ha lasciato il Milan confesso che ero un po' delusa, ma ero piccola e le delusioni a 7 anni durano giusto qualche ora.
Il caso ha voluto che il mio sguardo, un giorno poco lontano, si posasse su un'altra squadra, o meglio su un altro giocatore. Evidentemente mio papà guardava le partite di Champions e di Coppa Uefa. Forse mi spingerei troppo in là dicendo di aver visto il suo primo gol in Europa, perchè i ricordi sono vaghi, ma l'anno è quello.

Insomma, sono diventata gobba per lui e quando smetterà continuerò ad esserlo, perchè è qualcosa che ti entra dentro.

Ci sono campioni e campioni, ma lui. Lui è un signore e signori si nasce.

martedì 26 ottobre 2010

Per passione

Scrivere è sempre stata la mia grande passione. Indipendentemente da tutti i lavori che avrei voluto fare (dalla principessa, all'avvocato, passando per la cantante rock), sapevo che un giorno avrei scritto un libro.

Mai avuto un diario. Perchè il piacere di scrivere, per me, è il piacere di confrontarsi con gli altri. Insomma, la solita mania di protagonismo.
Per questo ho aperto e cambiato svariati blog.

Adesso non vedo l'ora di scrivere un'altra tesi. Con un prof completamente fuori, ma che mi si adatta perfettamente. Tanto da aver lasciato senza parole i suoi due assistenti.
Tra qualche mese (potrei farlo già adesso, ma meglio non anticipare troppo) sarò in grado di spiegarvi nei dettagli i conflitti arabo-israeliani.
Certo, non è come scrivere un libro vero, ma chissà che non sia un inizio.

Certe fortune non capitano spesso nella vita.

sabato 23 ottobre 2010

Ricordi di Zanzibar - Beach Boys

Hello! Where are you from?
We are Italian.

Appena arrivati a Zanzibar e in spiaggia, non facciamo in tempo a rispondere alla domanda e l’abitante autoctono che ci troviamo davanti inizia a parlare in italiano. Un italiano fluente, euforico, quasi migliore del mio.

Per gli italiani mi chiamo Ronaldinho.

Ronaldinho è una guida attualmente senza lavoro a causa della bassa stagione (a metà novembre arriveranno le piogge), pertanto aggancia i turisti sulla spiaggia per organizzare gite privatamente. Apre un catalogo facendoci vedere numerose foto e promettendoci l’escursione dei nostri desideri. Essenzialmente il turista che si accorda con lui può scegliere che escursione fare, farsi accompagnare da lui in macchina, o con un pulmino se si è in tanti, per poi pagare al termine della giornata, anziché in anticipo come succede prenotando tramite l’agenzia. Ovviamente si paga un po’ meno, ma lo sconto è dovuto alla mancanza dell’assicurazione che al contrario viene offerta dall’agenzia di viaggi.

Dopo aver rifiutato la proposta il primo giorno, Ronaldinho e i suoi collaboratori ci hanno tenuto sotto controllo, al punto che non potevamo entrare in spiaggia senza che loro ci fermassero per chiederci di andare in escursione con loro. Col tempo non abbiamo avuto a che fare solo con Ronaldinho, ma anche con Celentano, Michael Jackson, Babbo-Natale-senza-barba, Febbre-Gialla per finire con Poco-e-Niente.

Abbiamo impiegato qualche giorno per capire la ragione di tanto “affetto”.

Solo gli italiani fanno questo tipo di escursioni. Parlando con altri abitanti del luogo abbiamo capito che gli inglesi e gli afrikaner non rispondono ai venditori ambulanti, i tedeschi fanno escursioni in modo indipendente, i francesi li ignorano se non li insultano, mentre noi italiani siamo più accondiscendenti, pertanto maggiormente bersagliati e coccolati. Pensi di atterrare a Zanzibar e di faticare con il tuo inglese arrugginito ed invece parlano tutti italiano!

venerdì 22 ottobre 2010

Hakuna Matata

A Zanzibar si vive così, senza problemi e senza pensieri. Anche per questo è stato difficile riprendersi dalla vacanza.

Un mondo così diverso da quello a cui siamo abituati. Non c'è nessuno che corre, forse perchè non c'è niente per cui si debba realmente correre. Noi, nella fretta, perdiamo tante cose. Noi abbiamo tutto e vogliamo sempre di più. Lì non c'è niente, o quasi.

Certo un mare incantevole, una sabbia meravigliosa e un cielo turchese, mai visto prima. Al di fuori di questo c'è poco. Poco per noi che siamo abituati a tutto.

Ci sono persone ferme, sedute sul ciglio della strada che aspettano. Non so precisamente cosa. Forse aspettano che passi il tempo, forse aspettano la loro occasione o forse non aspettano nemmeno. Rimangono lì, lo sguardo fisso nel vuoto, cupo e triste. O forse solo rassegnato.

I primi giorni mi è sembrato tutto strano. Certo, noi eravamo in vacanza, per noi era normale non aver nulla da fare. Loro, invece, qualcosa avrebbero dovuto farlo. Poi ci fai l'abitudine, ti godi la vacanza e pensi sempre meno, anche a loro non pensi.
Tornare alla normalità è farsi, di nuovo, le stesse domande. Cosa c'è di diverso tra noi e loro? Che noi siamo parte del mondo ricco e loro no? Che noi abbiamo tutto? O che noi vogliamo tutto?
Forse sì. Forse noi vogliamo tutto e lo rincorriamo, magari per tutta la vita. Magari non riusciremo mai a trovarlo, ma il tentativo e la speranza, sono questi che rendono i nostri occhi meno vuoti.

Loro vivono così, senza problemi. Quando non si ha niente è facile, o forse solo più comodo, non farsi problemi. Se non hai da mangiare, se non puoi vestire i tuoi bambini, perchè di lavoro non ce n'è, perchè affrontare il problema?
Chi dovrebbe, per primo, affrontare i problemi - lo stato - non lo fa, ma non posso pensare che sia solo lo stato a dover fare qualcosa. Qualcuno ricco c'è anche lì, qualcuno che si inventa un lavoro e che si regala una vita, breve, ma dignitosa. E gli altri?
Gli altri aspettano.

Ho provato una terribile senzazione di fastidio, nel sentire un ragazzo dire "Prima di andar via dovete darci la mancia. Un po' di giustizia a questo mondo". Vivere nella parte ricca del mondo significa avere delle responsabilità, un po' quello che doveva fare Superman per la grave colpa di avere i superpoteri.
Il solo fatto di essere bianco, diciamolo, per loro significa avere dei doveri nei loro confronti, perchè sono poveri, sfruttati e sfortunati.
Sarebbe comodo dire che non hanno ragione,almeno in parte, ma i villaggi che sono lì sono italiani, svizzeri o americani.
E' così sbagliato pensare che qualcosa debbano fare anche loro per risolvere questo problema?

Mi sono stupita di me, sinceramente. Perchè io ho sempre creduto che sì, la colpa è anche nostra, che siamo fortunati e che sia giusto aiutare chi non è in grado di risolvere da solo i propri problemi. Quindi a morte le multinazionali e tutti annessi e connessi.

Poi il barista del villaggio ti dice che lui è fortunato. Lui lavora lì per 75 dollari al mese, più il vitto (e date le condizioni igieniche al di fuori è un gran guadagno). Una miseria per noi che facciamo fatica con 900 euro al mese. Per lui è una fortuna, fuori di lì vive con 25-30 dollari al mese. Lui è benestante, tanto da permettersi una casa in centro in affitto.

Siamo noi, allora, a sbagliare?A farci sempre troppi problemi, a litigare per lavorare? O sono loro che non lottano per quello che è un diritto, di lavorare, di vivere una vita dignitosa?
So che è facile giudicare, quando si mangia almeno due volte al giorno tutti i giorni e si può andare a scuola e avere l'acqua in casa. Loro, però, hanno praticamente tutti il cellulare e la parabolica. Qualcosa di sbagliato credo che ci sia anche in loro, non solo in noibrutticattivioccidentalisfruttatori.

Senza pensieri per quindici giorni. Non pensate che non sia stata bene, che non mi sia divertita, anzi, è stata una vacanza davvero meravigliosa.
Poi siamo tornati a pensare, a farci mille problemi e correre. Forse è meglio così, preferisco avere sogni irrealizzabili e mille impegni, arrivare disperata all'estate prossima, ma sapere che ho fatto tutto il possibile, l'impossibile e qualche mezzo miracolo.
Ogni tanto serve staccare la spina, ma solo ogni tanto.

mercoledì 20 ottobre 2010

There can be only one

E se creassimo un blog solo per i racconti di viaggio?

Potremmo fare semplicemente una fusione :)

In che senso?

Nel senso di fare un blog dove scriviamo noi due, qualcosa di nuovo…

Barbie e Ken insomma? :)

Meglio, qualcosa di magico!