venerdì 22 ottobre 2010

Hakuna Matata

A Zanzibar si vive così, senza problemi e senza pensieri. Anche per questo è stato difficile riprendersi dalla vacanza.

Un mondo così diverso da quello a cui siamo abituati. Non c'è nessuno che corre, forse perchè non c'è niente per cui si debba realmente correre. Noi, nella fretta, perdiamo tante cose. Noi abbiamo tutto e vogliamo sempre di più. Lì non c'è niente, o quasi.

Certo un mare incantevole, una sabbia meravigliosa e un cielo turchese, mai visto prima. Al di fuori di questo c'è poco. Poco per noi che siamo abituati a tutto.

Ci sono persone ferme, sedute sul ciglio della strada che aspettano. Non so precisamente cosa. Forse aspettano che passi il tempo, forse aspettano la loro occasione o forse non aspettano nemmeno. Rimangono lì, lo sguardo fisso nel vuoto, cupo e triste. O forse solo rassegnato.

I primi giorni mi è sembrato tutto strano. Certo, noi eravamo in vacanza, per noi era normale non aver nulla da fare. Loro, invece, qualcosa avrebbero dovuto farlo. Poi ci fai l'abitudine, ti godi la vacanza e pensi sempre meno, anche a loro non pensi.
Tornare alla normalità è farsi, di nuovo, le stesse domande. Cosa c'è di diverso tra noi e loro? Che noi siamo parte del mondo ricco e loro no? Che noi abbiamo tutto? O che noi vogliamo tutto?
Forse sì. Forse noi vogliamo tutto e lo rincorriamo, magari per tutta la vita. Magari non riusciremo mai a trovarlo, ma il tentativo e la speranza, sono questi che rendono i nostri occhi meno vuoti.

Loro vivono così, senza problemi. Quando non si ha niente è facile, o forse solo più comodo, non farsi problemi. Se non hai da mangiare, se non puoi vestire i tuoi bambini, perchè di lavoro non ce n'è, perchè affrontare il problema?
Chi dovrebbe, per primo, affrontare i problemi - lo stato - non lo fa, ma non posso pensare che sia solo lo stato a dover fare qualcosa. Qualcuno ricco c'è anche lì, qualcuno che si inventa un lavoro e che si regala una vita, breve, ma dignitosa. E gli altri?
Gli altri aspettano.

Ho provato una terribile senzazione di fastidio, nel sentire un ragazzo dire "Prima di andar via dovete darci la mancia. Un po' di giustizia a questo mondo". Vivere nella parte ricca del mondo significa avere delle responsabilità, un po' quello che doveva fare Superman per la grave colpa di avere i superpoteri.
Il solo fatto di essere bianco, diciamolo, per loro significa avere dei doveri nei loro confronti, perchè sono poveri, sfruttati e sfortunati.
Sarebbe comodo dire che non hanno ragione,almeno in parte, ma i villaggi che sono lì sono italiani, svizzeri o americani.
E' così sbagliato pensare che qualcosa debbano fare anche loro per risolvere questo problema?

Mi sono stupita di me, sinceramente. Perchè io ho sempre creduto che sì, la colpa è anche nostra, che siamo fortunati e che sia giusto aiutare chi non è in grado di risolvere da solo i propri problemi. Quindi a morte le multinazionali e tutti annessi e connessi.

Poi il barista del villaggio ti dice che lui è fortunato. Lui lavora lì per 75 dollari al mese, più il vitto (e date le condizioni igieniche al di fuori è un gran guadagno). Una miseria per noi che facciamo fatica con 900 euro al mese. Per lui è una fortuna, fuori di lì vive con 25-30 dollari al mese. Lui è benestante, tanto da permettersi una casa in centro in affitto.

Siamo noi, allora, a sbagliare?A farci sempre troppi problemi, a litigare per lavorare? O sono loro che non lottano per quello che è un diritto, di lavorare, di vivere una vita dignitosa?
So che è facile giudicare, quando si mangia almeno due volte al giorno tutti i giorni e si può andare a scuola e avere l'acqua in casa. Loro, però, hanno praticamente tutti il cellulare e la parabolica. Qualcosa di sbagliato credo che ci sia anche in loro, non solo in noibrutticattivioccidentalisfruttatori.

Senza pensieri per quindici giorni. Non pensate che non sia stata bene, che non mi sia divertita, anzi, è stata una vacanza davvero meravigliosa.
Poi siamo tornati a pensare, a farci mille problemi e correre. Forse è meglio così, preferisco avere sogni irrealizzabili e mille impegni, arrivare disperata all'estate prossima, ma sapere che ho fatto tutto il possibile, l'impossibile e qualche mezzo miracolo.
Ogni tanto serve staccare la spina, ma solo ogni tanto.

3 commenti:

  1. Molto spesso la verità stà nel mezzo...

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  2. Certo, certo! Ho scritto appunto che è anche colpa loro, non solo. Sono un po' svampita, ma cieca-cieca no :)

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  3. Lungi da me dubitare della tua vista! :-)
    Magari ne parliamo la prossima volta che ci troviamo con le gambe sotto la tavola, perché il discorso è lungo e spinoso... :-)

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